Cambiamento Climatico e Patrimonio Culturale

Dall’aumento delle temperature e del livello del mare, alla desertificazione e agli eventi meteorologici estremi, il cambiamento climatico rappresenta una crisi globale che richiede un’azione globale e collettiva. La scienza è chiara: senza un’azione concreta e decisiva sul clima, rischiamo di perdere tanto. Questa crisi non mette in pericolo solo i siti naturali del mondo, ma anche l’abbondanza di storia e patrimonio culturale condiviso. Per salvare il nostro Patrimonio Mondiale, dobbiamo mitigare il cambiamento climatico.

“Cambiare le menti più che il clima”

La mitigazione dei cambiamenti climatici di origine antropica, compresi eventi meteorologici più frequenti e intensi, richiede un cambiamento trasformativo su larga scala e un’azione seria per la salvaguardia del clima da parte di tutti i settori della società. L’ultimo rapporto del Gruppo Intergovernativo di Esperti sul Cambiamento Climatico ( Intergovernmental Panel on Climate Change – IPCC), “Climate Change 2022: Impatti, adattamento e vulnerabilità” (Pörtner et alii 2022), evidenzia l’esplicita interdipendenza e le intersezioni tra il clima, i sistemi naturali della Terra e le società umane. L’UNESCO ha pubblicato un’ampia letteratura che incoraggia il mondo a mobilitarsi insieme per mitigare il peggioramento del cambiamento climatico, affermando, nella sua pubblicazione del 2019 “Changing minds, not the climate!” (UNESCO 2019,b), che la crisi climatica è la ‘sfida del secolo’ e che siamo in una ‘corsa contro il tempo’.

La crisi climatica ha il potenziale per modificare radicalmente tutti gli aspetti della vita come oggi la conosciamo. Una crisi di questa portata richiede che tutti i settori della società, non solo quelli direttamente legati alla ricerca sul clima o alla definizione delle politiche, lavorino insieme per mitigare gli effetti maggiori del cambiamento climatico. L’UNESCO sottolinea ed incoraggia esplicitamente questa responsabilità condivisa all’azione, affermando:

La crisi climatica non minaccia solo i nostri ecosistemi, ma sta anche minando i diritti fondamentali, ampliando le disuguaglianze e creando nuove ingiustizie. È per questo che un imperativo etico deve guidare la nostra azione. Al di là degli accordi politici e legali essenziali per prepararsi al futuro, il cambiamento implica un cambio di mentalità, un modo diverso di considerare il posto degli umani nella natura. Questa sfida mobilita tutte le risorse, tra cui l’istruzione, la ricerca e la creatività. È un impegno etico e umanistico. Il mandato dell’UNESCO è una questione di urgenza.” (trad. da UNESCO 2019,b).

Un’ampia gamma di minacce, tra cui il terrorismo, i conflitti armati ed i cambiamenti climatici, rischiano di compromettere la conservazione e, in alcuni casi, l’esistenza stessa dei siti Patrimonio Mondiale intorno al mondo. Come espresso esplicitamente nel Documento di Policy sull’azione per il clima dell’UNESCO (UNESCO 2021,e), il cambiamento climatico è diventato una delle minacce più significative per i siti naturali e culturali del Patrimonio dell’Umanità, con il potenziale impatto sul loro Valore Universale Eccezionale (VUE), compresa la loro Autenticità ed Integrità, nonché sulla loro capacità di sviluppo economico e sociale a livello locale. Secondo l’UNESCO:

“Per Valore Universale Eccezionale si intende un significato culturale e/o naturale così eccezionale da trascendere i confini nazionali e da essere di importanza comune per le generazioni presenti e future di tutta l’umanità. In quanto tale, la protezione permanente di questo patrimonio è della massima importanza per l’intera comunità internazionale” (trad. da World Heritage Policy Compendium. C.f.r. anche UNESCO 2021,a). 

Tuttavia, il tema del cambiamento climatico come minaccia su larga scala è stato preso in considerazione solo recentemente dall’UNESCO e da altri organismi internazionali. Uno degli obiettivi principali della Lista del Patrimonio Mondiale dell’UNESCO è la conservazione del patrimonio culturale e naturale in tutto il mondo, perseguito mediante l’impegno costante degli Stati parte. Lo scopo è di preservare e condividere l’eredità culturale del passato per le generazioni future. La Convenzione per la Protezione del Patrimonio Mondiale Culturale e Naturale del 1972 stabilisce che “la degradazione o la sparizione di un bene del patrimonio culturale e naturale è un appoverimento nefasto del patrimonio di tutti i popoli del mondo”. Se i siti non sono adeguatamente preparati o se non viene attuata una seria azione per il clima a livello locale, nazionale e internazionale, i siti del patrimonio mondiale potrebbero essere distrutti da eventi climatici estremi e perciò persi per sempre per le generazioni future. La perdita di un patrimonio culturale o naturale in qualsiasi parte del mondo non è solo una perdita per il paese in cui si trova il sito, ma per tutti i popoli del mondo. Questo aspetto è sottolineato dalla Convenzione dell’Aja del 1954 per la protezione dei beni culturali in caso di conflitto armato, che afferma:

“…i danni arrecati ai beni culturali, a qualsiasi popolo essi appartengano, costituiscono danno al patrimonio culturale dell’umanità intera, poiché ogni popolo contribuisce alla cultura mondiale…

Preservare il patrimonio culturale significa essere adeguatamente preparati a rispondere alla varietà di minacce che possono compromettere l’Autenticità, l’Integrità e/o il Valore Universale Eccezionale di un dato bene del Patrimonio Mondiale.

L’UNESCO, Il Patrimonio Mondiale e il Cambiamento Climatico

Nel 2017, l’UNESCO ha adottato una “Strategia d’azione sui cambiamenti climatici” (UNESCO 2017,a) per consentire agli Stati membri di progredire nei loro impegni presi con l’Accordo di Parigi sui cambiamenti climatici (2015) e l’Agenda 2030 dell’ONU per lo sviluppo sostenibile. La strategia sottolinea esplicitamente che il patrimonio culturale e la diversità culturale sono risorse a cui gli Stati membri possono guardare e da cui imparare per rispondere ai cambiamenti climatici (UNESCO 2019,b). Per questo motivo, l’UNESCO è coinvolta in una serie di progetti che promuovono il nesso cultura-scienza, tra cui un’iniziativa  congiunta con il Consiglio Internazionale sui Monumenti e sui Siti (ICOMOS) e il Gruppo Intergovernativo sui Cambiamenti Climatici (IPCC), denominata Evaluation of UNESCO’s Strategy for Action on Climate Change (UNESCO 2021,c), volta a includere e promuovere la cultura come elemento fondamentale e risorsa potenziale per la mitigazione e l’adattamento ai cambiamenti climatici nei rapporti di valutazione dell’IPCC.

L’ICOMOS, organo consultivo dell’UNESCO, sottolinea l’importanza di rispondere e prepararsi adeguatamente ai rischi del cambiamento climatico per il patrimonio culturale e di ‘sostenere il patrimonio come fonte di resilienza e risorsa per l’azione climatica’, affermando la necessità di una migliore conservazione e gestione delle risorse culturali materiali e immateriali (ICOMOS 2019,b). Per aumentare l’impegno del patrimonio culturale nel più ampio discorso sul clima, il Working Group dell’ICOMOS per il Cambiamento climatico ed il Patrimonio ha pubblicato il volume , “The Future of our Pasts: Engaging Cultural Heritage in Climate Action” (ICOMOS 2019,a), che presenta un approccio multidisciplinare al patrimonio culturale destinato a gestori dei siti, scienziati, ricercatori, attivisti per il clima e responsabili politici. Le considerazioni di questo rapporto influenzeranno anche l’aggiornamento del documento di policy dell’UNESCO per l’Azione Climatica per il Patrimonio Mondiale (descritto in dettaglio di seguito).  Nel 2020, l’Assemblea Generale dell’ICOMOS ha dichiarato un’Emergenza Climatica ed Ecologica, richiedendo “un’azione collettiva urgente da parte di tutti gli attori interessati per salvaguardare il patrimonio culturale e naturale dai cambiamenti climatici” e per includere il patrimonio culturale nel discorso sul cambiamento climatico” (trad. da ICOMOS 2022).

Il patrimonio culturale ha in sé il potenziale per contribuire all’azione per il clima e per sostenere la transizione verso un futuro di basse emissioni di carbonio, accrescendo la resilienza di fronte ai cambiamenti climatici.  Una migliore comprensione delle dimensioni culturali del cambiamento climatico globale è quindi una componente necessaria per qualsiasi azione a favore del clima. L’inclusione attiva del patrimonio culturale nell’azione per il clima sottolinea ulteriormente la natura interconnessa dei sistemi naturali e umani. Inoltre, sensibilizzare l’opinione pubblica sugli impatti che i cambiamenti climatici possono avere sul nostro patrimonio culturale comune e su tutto ciò che potremmo perdere se non agiamo nella misura richiesta, può rafforzare il sostegno pubblico e politico a favore di una maggiore azione per il clima. Questa idea è presente nel rapporto già citato dell’ICOMOS, che afferma:

Non si può dubitare del potere unico di siti eccezionali e iconici del patrimonio – compresi i valori tangibili e intangibili di cui sono portatori – di smuovere l’animo delle persone, guidare le reazioni umane e galvanizzare l’opinione pubblica” (trad. da ICOMOS 2019,a, p.2).

Il patrimonio culturale è profondamente radicato nelle nostre società e in quasi tutti gli aspetti del nostro modo di vedere e relazionarci con il mondo, dando forma alle nostre identità individuali e collettive. Gli attuali accordi internazionali sul cambiamento climatico ci impongono un cambiamento coraggioso e trasformativo. Nella prospettiva di un futuro sostenibile che celebri la diversità e il nostro ampio mosaico di identità culturali, è fondamentale che il patrimonio culturale contribuisca a guidare questo cambiamento trasformativo.

Una Breve Cronologia del Cambiamento Climatico e l’UNESCO
1972: Gli Stati membri dell’UNESCO adottano la Convenzione sulla protezione del patrimonio mondiale culturale e naturale, che delinea un quadro di riferimento per la conservazione del patrimonio comune a beneficio delle generazioni attuali e future. La Convenzione è lo strumento principale per identificare e conservare il Valore Universale Eccezionale del Patrimonio Mondiale naturale e culturale. Sebbene la Convenzione non colleghi esplicitamente il cambiamento climatico a una minaccia per il Patrimonio Mondiale, considerare questo documento attraverso una lente contemporanea richiede che i siti UNESCO valutino e proteggano il patrimonio dagli impatti di un clima in cambiamento.
 
2005: Il cambiamento climatico e il suo impatto sul Patrimonio Mondiale sono portati all’attenzione del Comitato del Patrimonio Mondiale da un gruppo di organizzazioni e individui preoccupati (UNESCO 2022).
 
2006: Sotto la guida del Comitato del Patrimonio Mondiale, degli organi consultivi (come ICCROM, ICOMOS e IUCN) e di un ampio Working Group di esperti, l’UNESCO pubblica il rapporto “Climate Change and World Heritage. Report on Predicting and managing the impacts of climate change on World Heritage and Strategy to assist States Parties to implement appropriate management responses” (Collette 2007,a), insieme a una Strategia per assistere gli Stati firmatari della Convenzione ad attuare risposte gestionali adeguate.
 
2007: Raccolta di casi di studio (Collette 2007,b), nell’ambito dei siti selezionati del Patrimonio Mondiale naturale e culturale, per illustrare gli impatti già osservati e previsti dei cambiamenti climatici. Questo porta all’adozione da parte dell’Assemblea Generale degli Stati parte della Convenzione sul Patrimonio Mondiale di un “Policy Document on the impacts of climate change on World Heritage Properties” (UNESCO 2008).
 
2016: Il Comitato del Patrimonio Mondiale chiede al Centro del Patrimonio Mondiale e agli Organi consultivi di rivedere e aggiornare periodicamente il documento programmatico del 2007 con le conoscenze più attuali e le strategie di mitigazione disponibili per quanto riguarda i cambiamenti climatici (UNESCO 2016, 40.COM 7 – Decision).
 
2017: Il Comitato per il Patrimonio Mondiale ribadisce l’importanza che gli Stati parte si impegnino ad attuare nel modo più ambizioso possibile l’Accordo di Parigi della Convenzione delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici (UNFCCC), “contenendo l’aumento della temperatura media globale ben al di sotto dei 2°C rispetto ai livelli preindustriali, riconoscendo che ciò ridurrebbe in modo significativo i rischi e gli impatti dei cambiamenti climatici”. Il Comitato invita tutti gli Stati membri a ratificare l’Accordo di Parigi e a intraprendere azioni per affrontare il cambiamento climatico coerentemente con gli obblighi assunti nell’ambito della Convenzione sul Patrimonio Mondiale di proteggere il Valore Universale Eccezionale di tutte le proprietà del Patrimonio Mondiale (UNESCO 2017,b, 41.COM 7 – Decision).
 
Un workshop internazionale di esperti, organizzato in collaborazione con il Centro del Patrimonio Mondiale dell’UNESCO e vari organi consultivi, si svolge a Vilm, in Germania, per discutere le sfide del cambiamento climatico in relazione alle proprietà del Patrimonio Mondiale e la revisione del documento programmatico del 2007.
 
2018: I risultati preliminari del workshop di esperti del 2017 e le raccomandazioni per l’aggiornamento del Documento di Policy sul clima del 2007 sono portati all’attenzione del Comitato del Patrimonio Mondiale. In seguito, il Centro del Patrimonio Mondiale avvia il processo di revisione e aggiornamento in stretta consultazione con gli organi consultivi, tra cui il Gruppo di Lavoro Cambiamento Climatico e Patrimonio dell’ICOMOS, e con, tra gli altri, esperti nei settori della conservazione e della gestione del patrimonio, della gestione del rischio di disastri, della Capacity Building, della scienza e della politica climatica.
 
2019: Dalla fine del 2019 alla fine di gennaio 2020 è avviata un’ampia consultazione online, che coinvolge tutti gli stakeholder della Convenzione per il Patrimonio Mondiale sull’aggiornamento del Documento Policy. Il questionario viene ampiamente diffuso tra gli Stati membri, i gestori dei siti, le comunità locali, le popolazioni indigene, il mondo accademico, le ONG, la società civile e gli organi consultivi.
 
2020:  Una prima bozza aggiornata del Documento Policy viene preparata dagli esperti, incorporando le politiche e le strategie già adottate a livello internazionale, il quadro generale dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite per lo sviluppo sostenibile, i rapporti periodici del Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico (IPCC), l’Accordo di Parigi del 2015, il documento politico del 2015 per l’integrazione di una prospettiva di sviluppo sostenibile nei processi della Convenzione del patrimonio mondiale, la Nuova strategia dell’UNESCO per l’azione sui cambiamenti climatici del 2017, la Dichiarazione dei principi etici dell’UNESCO in relazione ai cambiamenti climatici del 2017, nonché le raccomandazioni raccolte dall’incontro di esperti del 2017 a Vilm, in Germania e i risultati della consultazione online del 2019 (UNESCO 2022).
 
2021: Prima della 44a sessione del Comitato del Patrimonio Mondiale, il 18 giugno 2021, si svolge una riunione online per presentare la bozza del Documento Policy aggiornato sull’azione climatica per il Patrimonio Mondiale.

La Policy sull’impatto dei Cambiamenti Climatici sui Siti Patrimonio Mondiale

Nel 2005, un gruppo di persone e organizzazioni allarmate per il clima ha sollevato per la prima volta la questione dell’impatto dei cambiamenti climatici sui siti naturali e culturali del Patrimonio Mondiale. A seguito di ciò, il Comitato del Patrimonio Mondiale ha chiesto (UNESCO 2005 -29 COM 7B.a Decision) al Centro del Patrimonio Mondiale, insieme agli Organi consultivi, agli Stati parte interessati e ai firmatari delle petizioni, di convocare un gruppo di lavoro di esperti per esaminare la natura e l’entità dei rischi associati ai cambiamenti climatici e preparare una strategia ed un rapporto per assistere gli Stati parte nell’attuazione di risposte gestionali adeguate. In questa decisione, il Comitato ha incoraggiato gli Stati parte a “considerare seriamente gli eventuali impatti dei cambiamenti climatici all’interno dei loro piani di gestione… e a intraprendere azioni tempestive in risposta a questi potenziali impatti,” notando inoltre che “gli impatti dei cambiamenti climatici stanno colpendo molti e probabilmente colpiranno molti più siti del Patrimonio Mondiale, sia naturali che culturali, negli anni a venire”.

Sia il rapporto “Predicting and Managing the Effects of climate change on World Heritage” (“Prevedere e gestire gli effetti dei cambiamenti climatici sul Patrimonio Mondiale”) che la successiva Strategy to Assist States Parties to the Convention to Implement Appropriate Management Responses (‘Strategia per assistere gli Stati parte della Convenzione nell’attuazione di risposte gestionali appropriate’) (Collette 2007,a) sono stati esaminati e approvati dal Comitato del Patrimonio Mondiale nella sua 30a sessione (Vilnius, 2006: Decisione 30 COM 7.1), invitando gli Stati Parte ad attuare la strategia per “proteggere il Valore Universale Eccezionale, l’Integrità e l’Autenticità dei siti del Patrimonio Mondiale dagli effetti negativi dei cambiamenti climatici.”

A seguito del rapporto e della strategia sul cambiamento climatico, il Comitato del Patrimonio Mondiale ha chiesto al Centro del Patrimonio Mondiale di sviluppare una bozza di documento politico sugli impatti del cambiamento climatico sui siti dei Patrimonio Mondiale da discutere all’Assemblea Generale degli Stati parte nel 2007. È stato richiesto che il documento includesse le seguenti considerazioni:

  • Sinergie tra le convenzioni sul tema.
  • Identificazione delle future esigenze di ricerca in questo settore.
  • Questioni legali sul ruolo della Convenzione sul Patrimonio Mondiale in relazione alle risposte adeguate ai cambiamenti climatici.
  • Collegamento tra altri organismi internazionali che si occupano di cambiamenti climatici e l’ONU.
  • Meccanismi alternativi, diversi dalla Lista del Patrimonio Mondiale in Pericolo, per affrontare problemi di portata internazionale, come il cambiamento climatico.

L’applicazione della Policy (Policy Document on the Impacts of Climate Change on World Heritage Properties. UNESCO 2008), adottata dall’Assemblea nel 2007, è stata caldamente raccomandata agli Stati parte.

La Policy considera lo stato degli studi e la comprensione dei cambiamenti climatici al momento della pubblicazione e, in particolare, evidenzia come l’aumento della temperatura della superficie terrestre e l’innalzamento del livello del mare subiscano un’accelerazione esponenziale che minaccia seriamente i piccoli Stati insulari in via di sviluppo (Small Island Developing States – SIDS) che rappresentano i siti più vulnerabili rispetto all’innalzamento del livello del mare. Infatti la crescente frequenza di condizioni meteorologiche estreme potrebbe renderli inabitabili. Anche i siti culturali sono soggetti a una varietà di minacce poste dal cambiamento del clima. La Policy riporta, ad esempio, come il clima incida profondamente sulla stabilità del suolo e come questo, soggetto a repentine variazioni, possa a sua volta influenzare i siti e i resti archeologici altamente vulnerabili a qualsiasi cambiamento idrologico, chimico o biologico associato a un mutamento della stabilità del suolo. Un altro esempio evidenzia come la natura porosa dei materiali da costruzione storici consenta una maggiore mobilitazione di umidità e sale, con conseguenti danni alle superfici decorate dovuti alla cristallizzazione del sale. È sempre più probabile che episodi di inondazione più frequenti danneggino i materiali da costruzione non progettati per resistere a un’immersione prolungata. Il documento evidenzia inoltre le conseguenze sociali legate al cambiamento climatico:

“I cambiamenti climatici possono provocare impatti sociali e culturali, con le comunità che cambiano il modo di vivere, lavorare, praticare il culto e socializzare nei siti patrimonio e nei paesaggi, eventualmente migrando e abbandonando il proprio patrimonio costruito. I cambiamenti climatici possono anche causare impatti sui mezzi di sussistenza, sulla sicurezza alimentare e sul tessuto sociale nel suo complesso” (trad. da UNESCO 2008, p.3).

Il Documento risponde a quanto esplicitamente richiesto dall’Assemblea Generale degli Stati parte:

Sinergie con altre convenzioni e organizzazioni internazionali

A livello globale il Centro del Patrimonio Mondiale e gli Organi consultivi hanno agito creando una serie di reti di condivisione della conoscenza, della ricerca, dello scambio di buone pratiche, dell’istruzione e della formazione, favorendo la sensibilizzazione alle tematiche del clima e lo sviluppo delle competenze (Capacity building).

Il vantaggio comparativo della Convenzione sul Patrimonio Mondiale e l’impatto che può avere sulla mitigazione dei cambiamenti climatici, si basano sull’obbligo degli Stati parte di proteggere il Valore Universale Eccezionale dei loro siti Patrimonio. Le azioni intraprese per mitigare gli impatti del cambiamento climatico in siti così noti possano influenzare l’adozione di buone pratiche di gestione anche altrove. L’obiettivo generale di salvaguardare il VUE consente a questi siti di “servire come laboratori in cui i processi di monitoraggio, mitigazione e adattamento possono essere applicati, testati e migliorati”. Parallelamente gli Stati parte della Convenzione e i gestori dei siti Patrimonio Mondiale sono incoraggiati a intraprendere misure di monitoraggio, mitigazione e adattamento a livello locale e, laddove appropriato, a includere comunicazione, educazione ed attività relative al cambiamento climatico per migliorare la consapevolezza e la conoscenza del pubblico sul tema e sul suo potenziale impatto sui siti Patrimonio Mondiale e sui loro valori.

Esigenze di ricerca

Il documento sottolinea la necessità di aumentare i dati relativi all’impatto dei cambiamenti climatici sui vari siti del Patrimonio Mondiale, in particolare per quanto riguarda quelli culturali. Da qui la necessità di aumentare le capacità e le risorse finanziarie per la ricerca, soprattutto nei paesi in via di sviluppo, per comprendere meglio gli impatti attuali previsti sul patrimonio. La ricerca specifica sui siti del Patrimonio Mondiale contribuisce a sensibilizzare l’opinione pubblica sui pericoli del cambiamento climatico e, pertanto, ha il potenziale per contribuire ad aumentare il sostegno pubblico e politico per un’azione concreta a favore del clima. Il documento identifica tre diverse esigenze di ricerca:

  1. Ricerca relativa all’aumento dei fattori di rischio come incendi, siccità, inondazioni e valanghe, per supportare i piani di gestione dei disastri per i siti patrimonio.
  2. Ricerca in campo socioeconomico, come l’analisi costi-benefici, la valutazione delle perdite economiche dovute ai cambiamenti climatici e la valutazione contingente, nonché la ricerca sugli impatti dei cambiamenti climatici sulle società, in particolare quelle tradizionali o in siti come i paesaggi culturali, dove lo stile di vita contribuisce al VUE.
  3. Ricerca sulla natura e sulle fonti di altri fattori di stress (ad esempio, inquinamento, sedimentazione, deforestazione) che hanno un impatto sui siti e che possono ridurre notevolmente la loro resilienza agli impatti dei cambiamenti climatici.

Questioni legali e meccanismi alternativi

Non dimentichiamo infine gli obblighi previsti per gli Stati parte dagli articoli 4 e 5 della Convenzione, disposizioni fondamentali per la protezione e la conservazione dei siti Patrimonio Mondiale:

Ogni Stato parte della presente Convenzione riconosce che il dovere di assicurare l’identificazione, la protezione, la conservazione, la salvaguardia e la trasmissione alle generazioni future del patrimonio culturale e naturale… situato sul suo territorio, appartiene in primo luogo a tale Stato. Esso farà tutto il possibile a tal fine, con il massimo delle proprie risorse e, se del caso, con ogni assistenza e cooperazione internazionale, in particolare finanziaria, artistica, scientifica e tecnica, che potrà ottenere. […]” (trad. da UNESCO 2008, p.6).

Questa disposizione è la base per garantire che gli Stati facciano tutto il necessario per affrontare le cause e gli impatti dei cambiamenti climatici sui siti del Patrimonio Mondiale situati sul loro territorio. Nel contesto del cambiamento climatico, l’articolo 6 della Convenzione sottolinea la necessità di una collaborazione internazionale per valutare e affrontare le cause e gli impatti del cambiamento climatico sui siti del Patrimonio Mondiale:

… gli Stati parte della presente Convenzione riconoscono che [tale patrimonio] costituisce un Patrimonio Mondiale per la cui protezione è dovere della comunità internazionale nel suo insieme cooperare… Gli Stati parte non devono prendere alcuna misura deliberata che possa danneggiare direttamente o indirettamente il patrimonio culturale e naturale.” (trad. da UNESCO 2008, p.7).

Revisioni delle Linee Guida Operative per l’Attuazione della Convenzione

Le Linee Guida Operative (UNESCO 2021,a) sono lo strumento di applicazione della Convenzione sul Patrimonio Mondiale.

Periodicamente aggiornate, le Operational Guidelines nell’ultima versione del 2021 mettono in evidenza i cambiamenti climatici facendo riferimento a diversi documenti, tra cui la raccomandazione agli Stati parte di includere la prevenzione ai disastri, ai cambiamenti climatici e ad altri rischi come elemento nei loro piani di gestione dei siti del Patrimonio Mondiale e nelle strategie di formazione. Le linee guida operative garantiscono la “salvaguardia a lungo termine del Valore Universale Eccezionale e il rafforzamento della resilienza del patrimonio ai disastri e ai cambiamenti climatici”.

Conclusioni del Documento Policy del 2007

La comunità del Patrimonio Mondiale lavorerà in collaborazione con altri partner e organizzazioni, comprendendo la condivisione di responsabilità, risorse e competenze nell’affrontare gli impatti del cambiamento climatico sul Valore Universale Eccezionale, l’Autenticità e l’Integrità dei siti del Patrimonio Mondiale. Il Comitato del Patrimonio Mondiale si fa promotore della ricerca sui cambiamenti climatici e i siti sono utilizzati, dove opportuno, come mezzo per sensibilizzare l’opinione pubblica sui vari impatti che questo problema ha sul Patrimonio Mondiale. In quanto tale, il cambiamento climatico dovrebbe essere considerato in tutti gli aspetti della candidatura, della gestione, del monitoraggio e della rendicontazione dello stato dei siti del Patrimonio Mondiale. Il Documento programmatico riconosce che il cambiamento climatico è una minaccia esistente e in evoluzione per il VUE, l’Autenticità e l’Integrità e, pertanto, il Comitato riconosce l’utilità degli strumenti esistenti (ad esempio, la Lista del Patrimonio Mondiale in Pericolo) e dei vari processi della Convenzione e delle Linee Guida Operative.

Le priorità di ricerca del Documento di Policy del 2007
L’Allegato 1 del Documento Policy 2007 (UNESCO 2008) evidenzia una serie di priorità di ricerca relative al patrimonio culturale, come ad esempio:
● Comprendere come il cambiamento climatico influisca sulla vulnerabilità dei materiali interni, esterni e interrati (come ad esempio l’impatto di un aumento o di una diminuzione drastica dell’umidità).
● Comprendere come i materiali e le pratiche tradizionali possano adattarsi a un clima variabile e a eventi meteorologici estremi.
● Sviluppare metodi e tecnologie per monitorare gli impatti climatici specifici del sito.
● Comprendere l’impatto dei cambiamenti climatici sulle persone e sulla società, come il movimento delle popolazioni, lo spostamento delle comunità, le loro pratiche, i mezzi di sussistenza e il rapporto con il loro patrimonio.

Le nuove strategie dopo l’Accordo di Parigi e l’Agenda 2030

Il Documento Policy aggiornato dell’Azione per il Clima per il Patrimonio Mondiale è stato approvato dal Comitato del Patrimonio Mondiale nella sua 44a sessione (svoltasi online nel 2021; si veda la Decisione 44 COM 7C), tuttavia è stato richiesto al Centro del Patrimonio Mondiale dell’UNESCO e agli organi consultivi di rivedere il documento aggiornato incorporando gli emendamenti presentati durante la 44a sessione e di consultare i membri del Comitato del Patrimonio Mondiale in merito a quanto segue (UNESCO 2022):

  • Il principio delle comuni ma differenziate responsabilità e delle rispettive capacità (Common but differentiated responsibilities and respective capabilities – CBDR-RC) degli Stati membri, che rappresenta un pilastro fondamentale della Convenzione delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC).
  • L’allineamento delle azioni di mitigazione dei cambiamenti climatici con il CBDR-RC e i ‘Contributi Nazionali Determinati’ accettati nell’ambito dell’UNFCCC e dell’Accordo di Parigi, tranne che su base volontaria.
  • La necessità di sostegno e di assistenza per lo sviluppo delle capacità, nonché incoraggiamento del trasferimento di tecnologia e di finanziamenti dai Paesi sviluppati a quelli in via di sviluppo.

Prendendo in considerazione sia la bozza del 27 ottobre 2021 dell’aggiornamento del Documento di Policy “Updating of the Policy Document on climate action for World Heritage” (UNESCO 2021,e) sia i vari commenti aggiunti dagli Stati parte, l’Assemblea Generale degli Stati parte ha istituito un Gruppo di Lavoro aperto di Stati parte, assistito dal Centro del Patrimonio Mondiale e dagli Organi consultivi, per sviluppare la versione finale del Documento Policy sul clima da presentare nel 2023 (UNESCO 2022). Oggi la documentazione scientifica relativa ai cambiamenti climatici è sempre più cospicua e chiara. Il cambiamento climatico antropogenico ha portato a concentrazioni senza precedenti di gas serra nell’atmosfera, con un riscaldamento globale di circa 1°C rispetto all’epoca preindustriale. Questo riscaldamento provoca cambiamenti a lungo termine nel sistema climatico globale, con conseguenti variazioni nella dinamica delle precipitazioni, aumento del livello del mare, riscaldamento e acidificazione degli oceani, nonché un aumento dell’intensità e della frequenza di eventi meteorologici estremi, come uragani, tempeste, incendi, inondazioni e siccità, con alcuni impatti “di lunga durata o irreversibili”.

Il cambiamento climatico è diventato una delle minacce più significative per il Patrimonio mondiale, con un impatto sugli Outstanding Universal Values (OUV), tra cui l’Integrità e l’Autenticità, di molti siti, nonché sullo sviluppo economico e sociale e sulla qualità della vita delle comunità collegati ai siti del Patrimonio Mondiale.” (trad. da UNESCO 2021,e, pp.16)

Il Documento Policy aggiornato mira ad affrontare una serie di sfide e lacune fondamentali nell’attuazione della versione del 2007. Nel documento si tiene conto delle politiche e delle strategie internazionali già adottate, come l’Agenda 2030 delle Nazioni Unite per lo Sviluppo Sostenibile, i rapporti periodici del Gruppo Intergovernativo sul Cambiamento Climatico (IPCC), l’Accordo di Parigi (2015), il Documento Policy per l’Integrazione di una Prospettiva di Sviluppo Sostenibile nei Processi della Convenzione sul Patrimonio Mondiale (2015), la Nuova Strategia dell’UNESCO per l’Azione sul Cambiamento Climatico (2017) e la Dichiarazione dell’UNESCO sui Principi Etici in Relazione al Cambiamento Climatico (2017).

Il documento evidenzia inoltre le interconnessioni tra i cambiamenti climatici e i loro impatti sui siti culturali del Patrimonio Mondiale. I paesaggi culturali, le città storiche, i siti archeologici e l’architettura vernacolare subiscono l’impatto dei cambiamenti climatici e al tempo stesso dimostrano le strategie sviluppate localmente per mitigare i cambiamenti climatici attraverso “forme edilizie efficienti dal punto di vista energetico e un uso sostenibile delle risorse locali” (UNESCO 2021,e, p. 17). Sono riportati i vari modi in cui il cambiamento climatico può avere un impatto sul patrimonio culturale immateriale e sulle pratiche tradizionali e si afferma che “la conseguente perdita dei mezzi di sussistenza delle comunità che vivono all’interno e intorno ai siti può anche avere un impatto sui loro sistemi di conoscenza e sulla loro capacità di mantenere il sito” (UNESCO 2021,e, p. 18).

Le proprietà del Patrimonio Mondiale possono svolgere un ruolo esemplare nell’attuazione di approcci integrati che collegano il patrimonio culturale e naturale all’azione per il clima e dimostrano come il cambiamento trasformativo possa contribuire a rafforzare la resilienza e a raggiungere lo sviluppo sostenibile.” (trad. da UNESCO 2021,e, pp. 21).

Obiettivi d’Azione per il Clima del Patrimonio Mondiale

Il documento aggiornato presenta una serie di obiettivi di azione per il clima in vista del 2030. Questi obiettivi “guidano il modo in cui i processi del Patrimonio Mondiale possono contribuire efficacemente al cambiamento trasformativo necessario per arrestare e invertire le tendenze negative associate al cambiamento climatico”. Gli obiettivi proposti e le categorie chiave di azione per il clima riguardanti i siti del Patrimonio Mondiale includono la valutazione dei rischi climatici, l’adattamento al clima, la mitigazione del clima, la condivisione delle conoscenze e lo sviluppo di capacità e consapevolezza.

Il Processo di aggiornamento del Documento di Policy: Raccomandazioni e Principi Guida
Il processo di aggiornamento si è concentrato su una serie di revisioni, tra cui (UNESCO 2022):

● Assicurare che il documento aggiornato sia completamente ancorato al sistema del Patrimonio Mondiale, nell’ambito della Convenzione.
● Stabilire chiari collegamenti con l’Agenda 2030 delle Nazioni Unite e i suoi Obiettivi di Sviluppo Sostenibile, l’Accordo di Parigi e tutte le altre politiche rilevanti per il Patrimonio Mondiale.
● Fondandosi sulla politica climatica contemporanea e sulla migliore scienza disponibile, riconoscendo al contempo l’importanza dei sistemi di conoscenza indigeni per la gestione e la conservazione dei siti del Patrimonio Mondiale.
● Evidenziare l’importanza dell’educazione e dello sviluppo delle capacità (Capacity-Building).
● Avere un approccio orientato all’azione, identificando chiaramente gli attori, i loro ruoli e le loro responsabilità (a livello del Comitato, a livello nazionale, a livello di sito).
● Trovare un equilibrio tra un approccio troppo generale e uno troppo prescrittivo.
● Garantire una guida sufficiente per incoraggiare e facilitare l’attuazione a tutti i livelli.

Le principali lacune del Documento Policy del 2007 sono state colmate dal documento aggiornato:

● Il documento del 2007 funziona come strumento internazionale per il cambiamento climatico, ma non fornisce una guida adeguata per la sua attuazione.
● Non riconosce gli impatti diretti o indiretti del cambiamento climatico sulle comunità e sul patrimonio immateriale dei siti del Patrimonio Mondiale.
● Manca una guida per la gestione adattativa.
● Raccomandazioni e linee guida pratiche da incorporare per mitigare i cambiamenti climatici sui siti culturali.
● Necessità di una maggiore consapevolezza del documento e delle sue implicazioni a livello nazionale, locale e di sito.

Raccomandazioni chiave per il documento aggiornato:

● Un approccio tematico rispetto ai vari rischi legati al cambiamento climatico e alle diverse tipologie di patrimonio.
● Considerare la vulnerabilità del patrimonio immateriale agli impatti dei cambiamenti climatici.
● Riflettere l’interconnessione tra natura e cultura.
● Porre l’accento sulla valutazione del rischio dei siti del Patrimonio Mondiale a causa dei cambiamenti climatici, in particolare per quanto riguarda l’impatto sul VUE.
● Sviluppare e aggiornare i dati di riferimento per valutare l’impatto dei cambiamenti climatici sui siti del Patrimonio.
●  Incoraggiare gli Stati parte a partecipare attivamente al monitoraggio, all’adattamento, alla mitigazione e alla risposta agli impatti dei cambiamenti climatici.

Principi Guida

Il Documento aggiornato comprende una serie di principi guida che ne accompagnano l’attuazione:

1. Adottare un approccio precauzionale volto a ridurre al minimo i rischi associati al cambiamento climatico.
2. Anticipare, evitare e minimizzare i danni per proteggere il patrimonio di Valore Universale Eccezionale.
3. Utilizzare le migliori conoscenze disponibili, generate attraverso processi disciplinari, interdisciplinari e transdisciplinari, anche da parte di scienziati, ricercatori, gestori di siti, popolazioni indigene e comunità locali.
4.Integrare una prospettiva di sviluppo sostenibile.
5. Promuovere il partenariato globale, l’inclusione e la solidarietà.

La visione a lungo termine di questo documento è che ogni Stato Parte comprenda gli impatti attuali e futuri che i cambiamenti climatici possono avere sul Valore Universale Eccezionale di un determinato sito del Patrimonio Mondiale e intraprenda un’azione climatica “efficace, ambiziosa, cooperativa e attiva”.

Il Cambiamento Climatico e le Città Storiche

Nonostante parte della narrativa occidentale tenda a sostenere che il cambiamento climatico è un problema del futuro, il messaggio del rapporto IPCC 2022 è chiaro: se vogliamo mitigare gli effetti peggiori del cambiamento climatico, dobbiamo agire subito. Gli eventi meteorologici estremi hanno già colpito diverse aree del mondo, minacciando i mezzi di sostentamento e mettendo a repentaglio molti paesaggi culturali e siti del Patrimonio Mondiale. Nel 2007, in seguito al rapporto dell’UNESCO “Predicting and Managing the Effects of Climate Change on World Heritage” (Collette 2007,a), è stata preparata una raccolta di “Casi studio” (Collette 2007,b) sui cambiamenti climatici e il Patrimonio Mondiale, sotto la guida del Comitato del Patrimonio Mondiale.

Uno degli esempi forse più evidenti di come il cambiamento climatico minaccia il patrimonio culturale è il caso di Venezia e la sua Laguna.

Getty Image, from: https://www.bbc.com/news/world-europe-50416306

L’innalzamento delle acque e le inondazioni stanno diventando eventi sempre più frequenti per la città di Venezia e la modellazione predittiva suggerisce che Venezia potrebbe essere inondata quotidianamente entro la fine del secolo.

Come molte città storiche, Venezia non deve affrontare solo la minaccia del cambiamento climatico, ma anche le pressioni del turismo eccessivo, delle grandi navi da crociera e dei nuovi sviluppi. Nel 2019, il Comitato del Patrimonio Mondiale ha avvertito che sarebbero stati necessari progressi significativi e un sistema di gestione integrato per mantenere la città fuori dalla Lista del Patrimonio Mondiale in Pericolo. Seguendo la raccomandazione del Comitato del Patrimonio Mondiale, nel 2021, il Governo italiano ha vietato alle grandi navi da crociera di entrare nella Laguna di Venezia. Sebbene la proprietà non sia attualmente elencata come in pericolo, molti fattori minacciano ancora le caratteristiche che la definiscono come Patrimonio di Valore Universale Eccezionale, tra cui la costante diminuzione della popolazione e la mancanza di un piano di gestione integrato per salvaguardare l’autenticità storica della città.

© UNESCO, from: https://whc.unesco.org/en/news/2055/

Secondo l’UNESCO, più di un terzo delle città Patrimonio dell’Umanità si trova in aree costiere minacciate dall’innalzamento del livello del mare (UNESCO 2021,f). Sebbene questo rappresenti una minaccia su larga scala molto evidente, il cambiamento climatico sta avendo un impatto anche sui siti del patrimonio che non affrontano il pericolo incombente dell’innalzamento delle maree. L’innalzamento delle temperature, l’aumento delle precipitazioni, la siccità e la maggiore frequenza di eventi meteorologici estremi minacciano diversi siti del Patrimonio e le economie e le comunità che dipendono dal turismo. Come sottolineato nel rapporto dell’UNESCO “World Heritage and Tourism in a Changing Climate” (UNEP/UNESCO/UCS 2016), le minacce del cambiamento climatico hanno il potenziale di degradare seriamente gli “stessi attributi che rendono i siti del Patrimonio dell’Umanità destinazioni turistiche così popolari”, oltre a esacerbare altri stress, tra cui l’inquinamento, la rapida urbanizzazione, la perdita del patrimonio culturale immateriale e gli impatti di un turismo mal gestito. Sebbene offra meravigliose opportunità ed esperienza di conoscere il mondo, il turismo dipende fortemente da modalità di trasporto ad alta intensità energetica e si stima che contribuisca a circa il 5% delle emissioni globali di carbonio.  Va inoltre sottolineato che il 70% delle emissioni mondiali di gas serra è prodotto dalle città, che quindi devono svolgere un ruolo importante nella mitigazione e nell’adattamento al clima (UNEP/UNESCO/UCS 2016). Un aspetto fondamentale per affrontare la crisi climatica nelle città Patrimonio dell’Umanità e garantire un’adeguata conservazione del patrimonio urbano è sottolineato dalla varietà di programmi, iniziative e accordi internazionali riguardanti lo sviluppo sostenibile. L’UNESCO promuove l’attuazione di un turismo sostenibile e di misure volte a ridurre gli impatti del cambiamento climatico per aumentare la resilienza del Patrimonio Mondiale.

Il continuo degrado e l’alterazione del patrimonio culturale e naturale nei siti del Patrimonio Mondiale, causati dal clima, influiranno negativamente sul settore turistico, riducendo l’attrattiva delle destinazioni e diminuendo le opportunità economiche per le comunità locali.” (trad. da UNEP/UNESCO/UCS 2016)

Nell’ultimo decennio, Roma ha registrato un numero record di eventi meteorologici estremi, tra cui le inondazioni a seguito di intense precipitazioni, le trombe d’aria e la siccità prolungata legata a temperature estreme. Questi eventi hanno interrotto i trasporti pubblici, danneggiato le infrastrutture e comportato vari rischi per la salute e la sicurezza pubblica. Un’analisi dei rischi legati al cambiamento climatico, a cura del Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici (CMCC), evidenzia vari rischi climatici che Roma deve affrontare, tra cui le tendenze di crescita della temperatura media, delle notti calde e delle precipitazioni massime giornaliere. Come evidenziato nel documento curato dal CMCC (Spano et alii, 2021) , ogni anno dal 2011 è stato più caldo rispetto all’anno precedente, fattore che ha un impatto forte sulla salute e sull’energia umana:

Immagine da Spano et alii, 2021

Per quanto riguarda la temperatura media, le ondate di calore, e la precipitazione, l’analisi su Roma evidenzia che, senza politiche climatiche, la città dovrebbe aspettarsi una crescita della temperatura media in tutte le stagioni unitamente alla diminuzione delle precipitazioni medie nei mesi estivi:

Immagine da Immagine da Spano et alii, 2021

Come delineato nella relazione del CMCC, i due fattori relativi al cambiamento climatico più significativi per Roma sono la temperatura e le precipitazioni. L’ ambiente urbano si scalda più delle aree circostanti dando origine alla definizione di “isole di calore urbane”. La città di Roma, come altre città grandi, è densamente costruita ed è soggetta ad alti livelli di inquinamento (aggravato anche dall’uso aumentato di aria condizionata). Come previsto dall’analisi, un aumento dei giorni di ondate di calore si rispecchierà in un aumento marcato di mortalità associata. Rispetto ai periodi estivi normali, Roma ha registrato un aumento del 22% della mortalità giornaliera dovuta a ondate di calore estive. Per quanto riguarda le precipitazioni, la città è particolarmente esposta alle inondazioni pluviali e alle inondazioni fluviali. Poiché circa il 91% del territorio urbano di Roma è impermeabilizzato, lo smaltimento delle acque piovane è difficile e provoca danni alle infrastrutture. Dal 2010 al 2020, ci sono stati circa 42 eventi estremi di precipitazione intensa nella Capitale. Come già sappiamo, i cambiamenti climatici possono aumentare la frequenza e l’intensità degli episodi di allargamento, mettendo a rischio sia i cittadini, che il ricco patrimonio edificato. Esiste un quadro normativo riguardo ai rischi attuali e futuri relativi ai cambiamenti climatici per la città, compreso la Strategia di Resilienza (100 Resilient Cities), il Patto dei Sindaci per il clima e l’energia, e la rete globale network C40, tutti volti a ridurre l’emissione di gas serra e i rischi ambientali, incoraggiando città sostenibili e resilienti. Sarebbe auspicabile aggiungere esplicitamente e in modo più dettagliato anche i fattori di rischio ed eventuali soluzioni rispetto ai cambiamenti climatici sul Patrimonio Mondiale della città.

L’inquinamento atmosferico mette a rischio il patrimonio culturale
L’inquinamento atmosferico non solo influisce sulla salute e sulla sicurezza degli abitanti delle città, ma aumenta anche il degrado dei monumenti e degli edifici storici. La corrosione chimica e l’inquinamento atmosferico possono causare alle superfici delle strutture esposte danni irreversibili, portando al danneggiamento o alla distruzione del patrimonio culturale. Particolarmente a rischio di deterioramento sono i circa 3600 manufatti del patrimonio culturale in calcare e i 60 oggetti in bronzo (UNECE 2015). Il danneggiamento di questi siti rappresenta anche una grave perdita economica, tra cui una potenziale diminuzione del turismo e alti costi di manutenzione e restauro. Ad esempio, il costo totale annuo della manutenzione della superficie calcarea del Colosseo è stato stimato in circa 680.000 euro all’anno (UNECE 2020). Inoltre, alcuni studi hanno dimostrato che gli effetti dell’inquinamento atmosferico sui materiali storici sono più intensi nei paesi mediterranei, come l’Italia, rispetto ai paesi del Nord Europa.

Bibliografia e Sitografia

  • Collette A. (ed.), “Climate Change and World Heritage. Report on Predicting and managing the impacts of climate change on World Heritage and Strategy to assist States Parties to implement appropriate management responses”. UNESCO. France, May 2007a: https://whc.unesco.org/documents/publi_wh_papers_22_en.pdf
  • Pörtner H.-O. et alii (eds.), “IPCC, 2022: Climate Change 2022: Impacts, Adaptation, and Vulnerability”, in Contribution of Working Group II to the Sixth Assessment Report of the Intergovernmental Panel on Climate Change. Cambridge University Press. In Press. 2022: https://www.ipcc.ch/report/ar6/wg2/
  • UNESCO, “Decision 30 COM 7.1 Iussues Related to the State of Conservation of World Heritage Properties: the Impacts of Climate Change on World Heritage Properites ”. 30th Session of the World Heritage Committee (30 COM), 2006: https://whc.unesco.org/en/CC-policy-document/
  • UNESCO, “Decision 41 COM 7 State of Conservation of the Properties Inscribed on the World Heritage List”. 41st Session of the World Heritage Committee (41 COM), 2017,b:  https://whc.unesco.org/en/decisions/6940/

Kristen Pundyk